Wabi-sabi: la bellezza dell’imperfezione

Quando stavo cercando il nome per il mio blog mi sono imbattuta nel wabi-sabi, un termine che non ha una traduzione letterale vera e propria e che deriva dall’insieme di due parole il cui significato è cambiato nel corso dei secoli: wabi e sabi. In origine con la prima ci si riferiva alla vita in solitudine a contatto con la natura, mentre con la seconda al lento e inesorabile trascorrere del tempo.
Oggi il loro significato è mutato acquisendo una connotazione più positiva, dove wabi è la bellezza rustica, la freschezza e il silenzio, mentre sabi è la bellezza dell’impermanenza e dei segni lasciati dal tempo. Insieme, questi due termini, esprimono dunque la bellezza dell’imperfezione e la capacità non solo di accettarla, ma di farla propria.

Un concetto decisamente lontano dalla nostra cultura dove, invece, prevale l’esaltazione della perfezione, l’omologazione agli stereotipi inculcati dai mass media e dove la lotta all’invecchiamento è continua, arrivando a risultati a volte decisamente abominevoli (basti pensare ad alcuni orrori creati dalla chirurgia plastica).

Wabi-sabi suggerisce, quindi, la capacità di accettare l’imperfezione prendendo la vita in maniera più serena, trovando la propria armonia interiore, nella consapevolezza che non solo nessuno è perfetto, ma che, anzi (!), è proprio la nostra imperfezione a renderci quello che siamo: unici e irripetibili.

La filosofia wabi-sabi può essere applicata anche alla propria casa (imperfetta), trasformandola in un luogo raccolto in cui sentirsi bene, rifugiarsi e ricaricarsi.

Nell’arredamento la filosofia wabi-sabi si traduce in materiali naturali e grezzi come il lino, la lana, l’argilla, la pietra e il legno.


Via libera, dunque, a ceramiche fatte a mano dove l’imperfezione è il risultato di una lavorazione artigianale, non della ricerca forzata della stessa; a pavimenti e mobili in legno dove le venature, i nodi e i graffi dello stesso vengono visti come pregi e non come difetti; a oggetti semplici, funzionali e che ci fanno stare bene, il cui aspetto vissuto è dato dal reale passare del tempo e non riprodotto dalla mano umana.

Un esempio di ceramiche in perfetto stile wabi-sabi lo trovi nelle creazioni di Giorgia di GIOVELAB, un laboratorio in mezzo al bosco qui in Trentino, cui

piace creare oggetti poetici, imperfetti e pieni di allegria, per addolcire la vita di tutti i giorni

Ma siccome le immagini valgono molto più di mille parole, chiudo il post con un assaggio della sua Collezione Bianca.