Non passa giorno che non si legga o si senta qualche notizia relativa all’ambiente. Che sia legata a qualche calamità naturale, all’inquinamento dei mari o al surriscaldamento globale, non ha importanza. Il fatto è che oggigiorno è impossibile non prendere consapevolezza dell’importanza di questo argomento, indipendentemente dal proprio orientamento politico. Ma ognuno nel proprio piccolo può davvero fare qualche cosa?
Per rispondere a questa domanda ho deciso di provare a informarmi e ho acquistato il libro “La famiglia zero rifiuti (o quasi) – come adottare uno stile di vita sostenibile” di J. Pichon e B. Moret. La risposta è “Sì, si può fare!”.
Si tratta di un testo molto scorrevole e con delle vignette umoristiche molto simpatiche (in barba a chi dice che i francesi son antipatici!), che con la sua semplicità mi ha fatto riflettere, già nella prefazione.
Acquistare è votare.
E chi ci aveva mai pensato?! Eh già, perché se un consumatore smette di comperare un determinato prodotto e viene poi seguito da altri, alla fine, quel prodotto dovrà per forza essere cambiato, se il produttore lo vuole ancora vendere, no?
I rifiuti non finiscono nel fiume, se non li compro…
Vero… ma come fare? Semplice: scegliendo cosa comprare.
Perché è ben vero che si fa prima a prendere il prosciutto in vaschetta già tagliato e impacchettato nella sua bella confezione di plastica che dura anche 1 mese, ma cosa stiamo comperando esattamente? Un prosciutto imbottito di conservanti e una bella vaschetta di plastica che poi dovremo smaltire. Non è forse meglio andare al banco, investire del tempo nell’attesa, e farsi tagliare il prosciutto al momento? Certo, c’è poi il problema della carta oleata, ma ho provato a chiedere al supermercato di sotto se me lo metterebbe in un mio contenitore (sistemando la tara al momento della pesatura) e – pensa un po’! – mi ha risposto di sì! Quindi, forse, si può davvero fare qualche cosa.
Ora non son certo qui a fare la paternale a nessuno, ma visto che luglio è stato dichiarato il mese senza plastica o “plastic free”, ho pensato di provare a creare una rubrica in cui dare qualche dritta su una casa sostenibile. L’idea è di portarla avanti nel corso dei mesi, non solo a luglio, visto che ormai è agli sgoccioli.
Perché se è pur vero che magari non si riuscirà ad arrivare al livello “zero rifiuti” di Jérémie e Bénédicte (gli autori del libro sopra), credo che ognuno di noi possa fare la differenza. In fondo, sono i nostri figli e i nostri nipoti che potranno beneficiare dei nostri sforzi, quindi ne vale la pena no?
Una casa più sostenibile in 4 passi
- elimina oggetti “usa e getta”. In cucina e in bagno ci sono montagne di cose che verranno utilizzate una sola volta e poi gettate. Per carità, ovvio, fai la raccolta differenziata, ma lo smaltimento dei rifiuti ha comunque dei costi, utilizza energia e crea comunque dell’inquinamento. Quindi, val la pena preferire oggetti analoghi che si possono usare più volte (es. bicchieri di vetro al posto di quelli di plastica, tovaglioli di stoffa, dischetti detergenti lavabili in canapa, ecc.)
- acquista vestiti, lenzuola e tovaglie in fibre naturali, perché sono riciclabili al 100%. NB: Attenzione al cotone normale che deriva da appezzamenti che necessitano di pesticidi, fertilizzanti chimici e irrigazione. Quindi sono da preferire tessuti in:
- canapa, una fibra tessile ecologica, che viene coltivata in Italia e ha una crescita rapida (dai 2 ai 5 m in 3 mesi) che non necessita di pesticidi, diserbanti e fertilizzanti;
- cotone organico (o cotone biologico), con certificazione GOTS – Global Organic Textil Standard, che garantisce la tutela ambientale e sociale. A differenza del cotone normale, in questo caso, i campi vengono lavorati a rotazione, per evitare l’impoverimento del terreno e conseguente abbandono; sono bandite le sostanze nocive (pesticidi, fertilizzanti, solventi, metalli, e altre sostanze dannose) che permangono anche dopo il lavaggio e si trasmettono piano piano all’uomo; è vietato il lavoro forzato e quello minorile; si garantisce il lavoro equo in tutta la filiera;
- lino, una delle fibre tessili più antiche del mondo (pare risalire fino all’8000 a. C.). E’ un tessuto traspirante, igroscopico – ossia in grado di assorbire e rilasciare l’umidità -, un isolante naturale ed è molto indicato per chi soffre di allergie e dermatiti, perché in grado di respingere i microrganismi. Quindi, è indicato per la biancheria intima, quella da letto e per gli asciugamani.
- ripara. In un’epoca del tutto e subito, non siamo più abituati a riparare gli oggetti e/o a rammendarli. Quand’è l’ultima volta che sei stata da un calzolaio?… ecco appunto! Perché con tutte le pubblicità che ci bombardano, i black friday, i saldi, i saldi dei saldi, ci sembra che riparare delle scarpe sia assurdo. “Costa meno comprarne un paio nuovo“, certo, perché se si tratta di un paio di scarpe acquistate sull’onda dello shopping compulsivo, di certo non abbiamo fatto caso ai materiali utilizzati. Se son di plastica con inserti in finta pelle, per forza di cose che costa meno comperarne un altro paio. Ma se fossero di qualità, comode come un guanto e ancora belle, siamo proprio sicure che non sia il caso di portarle a riparare?
- ricicla. Inteso non solo come “fai la raccolta differenziata“, bensì come “trova nuovi modi di utilizzo” per gli oggetti. Hai un contenitore di plastica che ti pare abbia assorbito il detersivo della lavastoviglie e lo passi ai cibi? Non buttarlo! Usalo per metterci dentro qualche altra cosa (es. ago e filo, bottoni vari, macchinine, la collezione di washi tape, ecc.). Hai un mobile che non usi più, ma che è ancora in buono stato? Regalalo o vendilo!
Se stai pensando che tutti e 4 gli step sopra ti porteranno al salasso economico, la risposta è no. Perché per poterli rispettare, sarai più portata a scegliere consapevolmente cosa acquistare. Avendo deciso di prendere in mano la tua vita di consumatore e di scegliere liberamente cosa acquistare, ti chiederai “ma questa cosa mi serve davvero?” e facilmente 9 volte su 10 la risposta sarà “no” e non comprandola, risparmierai. Riparando, anziché sostituendo, avrai più cura delle cose che hai scelto di far entrare in casa tua, dando loro un valore più alto.
Che dici, facciamo una prova e vediamo se riusciamo a fare la differenza, quantomeno sulle nostre abitudini di acquisto?
Voglio provare anch’io a chiedere al supermercato se mi metterebbero i prodotti freschi del banco in un mio contenitore portato da casa! Sarebbe una svolta!
Riguardo alla riparazione degli oggetti, io sono molto fiera di aver acquistato la spazzola di ricambio della scopa elettrica, dichiarata ormai fuori produzione… Ho cercato e trovato un modello compatibile! Sarebbe stato un peccato buttar via tutto, solo per un singolo pezzo rotto!
Insomma, mi trovi perfettamente d’accordo sull’importanza di fare ognuno la nostra parte. Cerco di dare qualche spunto sul mio blog – ad esempio ho parlato dei dischetti struccanti riutilizzabili qui https://vitaincasa.com/2019/07/01/ultimi-acquisti-beauty-ecologici-ed-economici/ e… sarò contentissima se dedicherai una rubrica ad un tema che mi sta a cuore! 🙂
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Il supermercato in questione è piccolino e forse questo può fare la differenza. Però è anche vero che se uno non chiede, non lo saprà mai, no?
L’esempio della scopa elettrica è perfetto, perché davvero oggigiorno si tende a buttare subito e passare a un modello più nuovo. C’è anche da dire che una volta, forse, era più facile riuscire ad aggiustare da sé le cose… Io, per esempio, non saprei dove mettere le mani, ma con tutti i tutorial che ci sono online, ci si può almeno provare.
Io tuo post sui dischetti l’avevo letto ed è un ottimo spunto, tanto che volevo linkarti in uno dei prossimi post sull’argomento 🙂
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Bene, grazie, mi farebbe piacere! 😀
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